Separazione delle carriere: una riforma epocale targata Meloni

Ieri, 29 maggio 2024, è stata una data storica per la giustizia italiana. Il Consiglio dei Ministri ha dato il via alla più epocale delle riforme della giustizia: la separazione delle carriere della magistratura.

Una storica battaglia del centrodestra, che non è più solo una chimera inseguita e richiamata dai più. Dopo trent’anni di promesse roboanti e altrettante marce indietro, il Governo Meloni riesce dove nessuno è mai riuscito.

Tre sono le parole chiave per spiegare questa riforma: equilibrio, indipendenza e legittimità.

Separare il percorso dei giudici da quello dei pubblici ministeri significa finalmente differenziare il cammino di chi è chiamato a giudicare i cittadini da quello di chi è chiamato a muovere le accuse, in una lettura pienamente coerente della Carta Costituzionale. Finalmente si dà valore alla terzietà del giudice, che solo in questo modo può diventare effettiva. Questo vuol dire maggiori garanzie per i cittadini, maggiore equilibrio nei rapporti tra giudicanti e inquirenti e maggiore equilibrio tra accusa e difesa nel corso dei processi.

La riforma delle modalità di selezione dei componenti del Consiglio Superiore della magistratura garantisce indipendenza reale ai magistrati. Indipendenza non soltanto dagli altri poteri dello Stato, quello esecutivo e quello legislativo, ma anche – finalmente – dal sistema della degenerazione correntizia che finora ha dominato senza argini. La stragrande maggioranza dei magistrati, che ha sempre avuto solo l’interesse di compiere correttamente il proprio lavoro, è stata per anni costretta a piegarsi alla logica delle dinamiche politiche o correntizie. Un meccanismo che verrà finalmente spezzato, grazie alla selezione dei componenti del Csm per sorteggio.

Gli illeciti disciplinari dei magistrati saranno giudicati da un’Alta Corte, a garanzia di legittimità dell’azione di coloro che hanno il potere di decidere sulla vita delle persone. Fino a oggi, anche in questo campo l’ha fatta da padrone il correntismo che dilagava nel Csm: ora, un sistema terzo e imparziale garantirà davvero l’esercizio della giustizia giusta, attraverso un giudizio equo, sereno e indipendente.

Una riforma epocale, di cui sono orgoglioso e che il Governo Meloni ha realizzato senza tergiversare.

La magistratura italiana sarà finalmente libera di agire per il bene dei cittadini, che saranno garantiti da un giudice veramente terzo.

 

Adesso, in Parlamento, iniziano le danze per portare a casa questo risultato straordinario, che il centrodestra reclama da anni: siamo pronti!

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