L’orrore dietro l’utero in affitto.

Leggete questa notizia ANSA.

Ecco l’orrore immondo, indicibile, disumano, putrido e putrebondo che si nasconde dietro la pratica dell’utero in affitto.

Non aggiungo altri commenti perché questa notizia ANSA non ha necessità di altri commenti.

Questa pratica disumana è ciò che vogliamo fermare per tutelare la sacralità della vita e le dignità della donna.

Per la sinistra è l’approdo al migliore dei mondi possibili, per noi è l’inferno in terra.

 

ANSA/ Utero in affitto, il Messico cerca di arginare il business Almeno 5mila neonati l’anno in maternità surrogata (di Marcos Romero)

CITTA’ DEL MESSICO, 14 MAG – Se in Italia il leader della Lega, Matteo Salvini, promette una campagna in 500 piazze per raccogliere le firme affinché l’utero in affitto sia riconosciuto come reato universale, dall’altra parte dell’emisfero il senato canadese ha lanciato un’offensiva contro un business che si va sempre più affermando nel Paese, soprattutto negli stati di Sinaloa ,Tabasco, e Quintana Roo, radicandosi sulle condizioni di estrema povertà delle donne. A guidare la riscoperta contro i sempre più fiorenti affari dei broker della maternità surrogata è il senatore José Narro, della forza di centrosinistra al governo Movimento di Rigenerazione Nazionale, che ha presentato un’iniziativa di riforma con sanzioni fino a 17 anni di reclusione. Una risposta anche alle richieste dei collettivi femministi. Narro preme affinché la pratica sia qualificata come un delitto legato al “traffico degli organi”, puntando anche sul tema “della protezione del diritto all’identità dei nascituri”. In Messico il primo regolamento sull’utero in affitto risale al 1977 nello stato di Tabasco, e Sinaloa ne ha seguito l’esempio nel 2021. Tre stati – Coahuila, San Luis Potosí e Querétaro – lo hanno proibito, mentre nel resto del Paese c ‘è una situazione confusa, anche perché nel 2019 la riforma della Legge generale sulla Salute ha previsto che la maternità in conto terzi potesse essere considerata una sorta di riproduzione assistita. E a giugno 2021 la Corte suprema messicana ha approvato una risoluzione che permette a ciascuno stato di decidere se regolare le condizioni economiche o lasciare piena libertà ai privati. Secondo la Coalizione contro il traffico di donne e bambine in America Latina e nei Caraibi, ogni anno in Messico sono almeno 5mila i bebè nati su commissione, con la mediazione di agenzie specializzate. E il dato non sembra che essere la punta di un iceberg. Le donne che si offrono di portare avanti la maternità per altre coppie, in Messico, hanno un’età compresa tra i 18 ei 35 anni e nella maggior parte dei casi vivono in una situazione di grande difficoltà. Spesso vengono reclutate nei rifugi antiviolenza o sono madri sole con figli a carico, e ripetono l’esperienza anche più volte nel corso degli anni. Secondo la recente inchiesta internazionale Baby Broker Investigation, coordinata da Finance Uncovered e finanziata dal Centro Pulitzer, con la partecipazione dei giornalisti dell’online Casabella Animal Politico, una delle aziende che gestisce il business a livello globale, la New Life, con 73 sedi nel mondo di cui una a Cancun, propone alle gestanti contratti privi di valore legale. Di fatto le donne vengono lasciate all’oscuro, senza informazioni precise sulle cure ormonali a cui verranno sottoposte, prive di assicurazione sanitaria, e con una vaga promessa di risarcimento se qualcosa dovesse andare storto. Il compenso riconosciuto ad una madre surrogata si aggira sui 9. 400 dollari, ma solo se il parto avviene tra la 37ma e la 40ma settimana. Nel caso di gemelli la cifra sale a 10.400 dollari. Nel caso di un aborto spontaneo possono essere riconosciuti circa 2.000 dollari. Può accadere inoltre che le clausole prevedano la possibilità, per i genitori committenti, di abbandonare il neonato, in presenza di disabilità. E intanto negli annunci che sempre più fioriscono sui social network, le agenzie propongono pacchetti che includono sole, spiaggia e bebè, per cifre che vanno dai 25mila ai 35mila dollari, con clienti – sempre più spesso genitori single o coppie gay – in arrivo soprattutto dagli Usa e dall’Australia, ma ormai anche dall’Europa. (ANSA).

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