Dal ministro Lamorgese è arrivata una risposta grigia e burocratica di chi sa che deve schivare la questione per non ammettere un clamoroso fallimento. Neanche un mese fa il ministro tuonava in televisione che era esagerato parlare di emergenza. I dati dicono il contrario: 3.600 sbarchi al 28 luglio 2019, poi con l’arrivo del ministro gli sbarchi sono saliti a 12.999 nel luglio 2020, per arrivare ai 27.474 sbarchi di quest’anno. Col ministro Lamorgese gli sbarchi si sono quasi decuplicati.
Oggi ci parla di vaghe interlocuzioni coi paesi nordafricani coinvolti eppure quando doveva blindare gli italiani nelle case ha usato il pugno di ferro con 70mila agenti e i droni. Avremmo preferito il contrario: pugno di ferro coi migranti e le interlocuzioni con gli italiani.
Quest’estate dovevano regalarci il boom economico, e invece ci condannano a quello degli sbarchi. Più partenze significa più morti, e il governo – se non ferma le partenze – ha la responsabilità politica e morale di lasciare una scia di morti nel Mediterraneo e sarà una responsabilità che noi ci incaricheremo di ricordargli sempre